mercoledì 26 marzo 2014

nocensura.com: vaccini, governo inizia pressing contro procure che indagano

nocensura.com: vaccini, governo inizia pressing contro procure che indagano

E' ora di finirla di mantenere ancora nascosti tanti "scheletri negli armadi", incominciamo finalmente a TIRARLI FUORI e mostrarli a tutti. Vedremo se veramente la "Giustizia" in Italia esiste ancora, se me ne sarà data la possibilità, ne avrò dei "teschi" da tirar fuori e farli ritornare ancora alle loro reali sembianze. Se ciò non avvenisse, significherà che la Giustizia in Italia, è MORTA e SEPOLTA. Giorgio Alberto Tremante

giovedì 25 ottobre 2012

Su La Testa!: VACCINI: IL MINISTRO BALDUZZI RISPONDE A GIANNI LANNES

Su La Testa!: VACCINI: IL MINISTRO BALDUZZI RISPONDE A GIANNI LANNES

Verona li, 16 ottobre 2012


All’attenzione del Ministro della Salute, prof. Renato Balduzzi

Egregio sig. Ministro,

la “Fondazione Marco e Andrea Tremante. Per una nuova consapevolezza sui pericoli della vaccinazione” nel denunciare che, nei giorni scorsi, l’Istituto di Stato per il controllo dei farmaci della Slovacchia ha imposto il ritiro immediato dal commercio del vaccino esavalente Infanrix Hexa prodotto dalla ditta Glaxo Smith Kline ed utilizzato anche in Italia per vaccinare i neonati di due-tre mesi di vita, richiama l’urgente attivazione da parte di codesto Ministero di tutte le procedure di controllo e di eventuale ritiro di detto vaccino anche con riferimento al territorio italiano.

Si fa infatti presente che, allo stato, il provvedimento del ritiro è stato assunto anche nei seguenti paesi: Spagna, Germania, Australia, Francia, Canada.

Le ragioni del ritiro, come certamente noto a codesto Ministero, riguardano l’accertata presenza di un batterio contaminante nei lotti verificati.

Ciò premesso, la nostra Fondazione manifesta una motivata preoccupazione a causa del silenzio che codesto Ministero, fino alla data odierna, ha mantenuto sulla vicenda e, ciò considerando soprattutto che il vaccino esavalente somministrato nel territorio italiano è anch’esso prodotto dalla multinazionale Glaxo Smith Kline.

A tal fine si chiede un incontro urgente con il Ministro per conoscere le iniziative ed i provvedimenti adottati o da adottare al fine di dare una risposta immediata alla situazione di legittimo allarme provocata dalle notizie che pervengono da numerosi stati europei e non europei.

Si auspica che codesto Ministro voglia dare prova di responsabilità e celerità, nonché di trasparenza rendendo pubbliche fin da subito le iniziative necessarie per scongiurare il pericolo di ulteriori vittime innocenti causate dal dissennato e acritico ricorso alle vaccinazioni nel nostro paese, senza appropriate misure preventive in favore dei bambini sensibili alle reazioni vaccinali.

Nell’attesa di cortese urgente riscontro, distintamente

Per la Fondazione Marco e Andrea Tremante



Giorgio Tremante ((Rappresentante dei Danneggiati da vaccino nominato dallo stesso Ministero della Salute fin dal 2007)
prof. Giulio Tarro (Alievo e pupillo del prof. Albert Sabin, scopritore del vaccino per la poliomielite)





“Fondazione Marco e Andrea Tremante. Per una nuova consapevolezza sui pericoli della vaccinazione”

Sede provvisoria: Via Danilo Preto, 8 – 37133 Verona - Italia – Tel. +39 0458402290 – cell. +393683162425

NONOSTANTE I SOLLECITI FATTI TELEFONICAMENTE OGNI GIORNO DAL GIORNO 16 OTTOBRE,NON ABBIAMO RICEVUTO ANCORA NESSUNA RISPOSTA UFFICIALE.

sabato 24 gennaio 2009

Lettera aperta al padre di Eluana Englaro
Gentile signor Enlgaro, le chiedo anticipatamente scusa per ciò che di seguito le scrivo nella sola speranza di arrivare a toccare la sua sensibilità e il suo grande cuore di padre.
Sono anch’io padre, uno dei tanti, che segue con molta attenzione e trepidazione la sua drammatica vicenda e quella di sua figlia Luana. C’è una cosa che, forse a differenza di lei, ho dovuto vivere per capire più approfonditamente il reale significato del valore della “vita a qualsiasi costo”, avendo già provato l’amara esperienza della morte di due figli in tenera età. Un primo all’età di sei anni ed un secondo all’età di quattro. Ma non è questo che da il significato alla mia missiva, ma la spasmodica e disperata ricerca di salvare a tutti i costi la vita ad un terzo figlio che, la cosiddetta scienza ufficiale, voleva morto all’età di quattro anni, com’era accaduto al suo gemello monoovulare. Tutta la nostra vicenda ha avuto inizio con l’uso indiscriminato che la medicina ufficiale fa di certe pratiche giustificandole armi assolutamente utili alla prevenzione. Queste pseudo difese dell’umanità che, io invece non esito ormai più a definirle “spuntate e pericolose” sono le vaccinazioni. Tutti e tre i miei figli sono nati sani e sono stati cresciuti da me e mia moglie con tanto amore, fino a che la falce nera della vita ce ne ha strappati ben due. Il terzo invece, all’età di quattro anni, stava per fare la stessa fine del suo gemello, ma solo la forza della disperazione ed il coraggio di mia moglie e mio, ha impedito che accadesse l’irreparabile. Non creda che non sia stato il nostro un sacrificio, l’aver dovuto e voluto prendere la decisione la sola utile a salvare la vita ad ogni costo a questo nostro figliolo. Soprattutto il sacrificio compiuto da mia moglie fatto per assisterlo mesi e mesi di seguito e per anni durante gli svariati ricoveri che il bambino ha dovuto subire dal 1980 al 1984, causa l’insufficienza respiratoria che è seguita alla sua patologia di base, assolutamente ingestibile a quel tempo a domicilio. Ciò che, oltremodo era diventato per noi insopportabile, era il constatare l’ottusità di una certa scienza medica che, durante i vari ricoveri subiti, rifiutava ottusamente di curarlo in modo adeguato. Il bambino è stato più volte mandato in coma per errori, volontari o involontari, causati dai sanitari che lo avevano in cura, poiché, a mio avviso, era già stata emessa fin dal 1980, dopo l’exitus del suo gemello, anche per lui una fatidica “sentenza di morte”. La causa di questo era da attribuirsi al fatto che non si doveva assolutamente salvargli la vita perché avrebbe potuto dimostrare, come di seguito poi avvenne, la correlazione della sua malattia e quella dei suoi fratelli, con l’uso delle vaccinazioni. Il “mito” doveva ad ogni costo e con ogni mezzo rimanere inviolato. Le garantisco caro signore che venne tentato di tutto per sopprimerlo. Ad esempio dopo un viaggio disperato fatto nell’inverno del 1980 dove siamo rimasti sprofondati in mezzo alle nevi svizzere. Con un’autolettiga era stato deciso il trasferimento dall’ospedale di Verona, dove era ricoverato attaccato ad un respiratore automatico causa il manifestarsi per la prima volta dell’insufficienza respiratoria, in Svizzera e precisamente a Berna dove, secondo certi sanitari doveva essergli praticata una terapia in fase sperimentale, ancora sconosciuta nel nostro Paese. Dopo gli innumerevoli contrattempi accaduti durante il viaggio, giunti alle dieci di sera alla sospirata meta svizzera, dopo una sommaria visita e accesa discussione, ci fu perentoriamente rifiutato il ricovero in quel mega ospedale dal primario della pediatria. Il giorno successivo di buon’ora fummo purtroppo costretti a ritornare sui nostri passi. Avevamo esaurito la bombola di ossigeno dell’autolettiga durante il viaggio di andata ed avevamo indispensabile necessità per poter fare il viaggio di ritorno. Quando avanzammo la nostra richiesta chiedendo di caricarci la bombola dell’ossigeno dell’autolettiga, ci fu risposto testualmente dal medico della rianimazione svizzera: ”Questi soggetti, come suo figlio, non hanno assolutamente la possibilità di sopravvivenza, perciò per ossigenarlo, quando passerete dal valico esponetelo con la testa fuori dal finestrino”. Questo è uno dei tanti episodi che siamo stati costretti a subire, ma molti altri ne abbiamo purtroppo dovuti sopportare, non mi rendo ancora oggi conto di come abbiamo fatto a superarli. Il bambino doveva fare una terapia immunostimolante ancora in fase sperimentale, l’interferone, e nessuno gliela voleva eseguire, in nessuna struttura ospedaliera in cui il bimbo veniva ricoverato. L’ultimo degli innumerevoli ricoveri, mio figlio lo subì in provincia di Milano, dove per chiudere definitivamente il caso, oltre ad imporgli un respiratore non idoneo al suo naturale svezzamento ed oltre a mandarlo in coma a causa di un errato inserimento di una cannula tracheale , i sanitari locali erano riusciti quasi a convincere mia moglie, che era sempre rimasta ricoverata nel box della rianimazione accanto a lui per tutto il tempo del ricovero dormendo per otto mesi su di una poltrona, a staccare i tubi del respiratore e a lasciar morire il bambino. Solo la mia tenacia, la mia ferma convinzione che mio figlio avrebbe potuto uscire da quella situazione, fece si che riuscii a convincere il primario a farlo trasferire nella rianimazione del policlinico della città dove risiedevamo. Nemmeno li, purtroppo, le nostre traversie non dovevano ancora finire. Fu trasferito d’ufficio a Verona. Riuscii per fortuna ad imporre che nel reparto di rianimazione, assieme al bambino, rimanesse anche mia moglie per controllare, ormai per me diventato evidente, il sospetto operato dei medici. Anche qui ci era stato detto che di li a poco tempo il bambino sarebbe deceduto, poiché secondo il parere dei sanitari, le cure che avrebbero dovuto fargli ma che non volevano fare, non avrebbero assolutamente potuto funzionare positivamente. Constatata ormai la posizione dei medici che dimostrava palesemente un categorico rifiuto per curare mio figlio in modo adeguato, presi la decisione di portarmi a casa il bambino, era il mese di maggio del 1984. Predisposi, seppur in modo molto artigianale, tutto un supporto di attrezzature per far funzionare un respiratore che ci era stato prestato a Milano per poterlo gestire da soli. Quando i sanitari vennero a sapere di questa mia intenzione, non condividendola assolutamente, per motivi a me ormai già noti, con l’inganno e con false giustificazioni agirono repentinamente per bloccarlo in ospedale. Si rivolsero al giudice dei minori, giustificando il loro operato ed accusando nel contempo me di essere testimone di Geova, anche se in verità non lo ero e non lo sono mai stato, definendomi reo e colpevole di non voler curare il figlio. In conseguenza a tale grave accusa, da quel momento, mi venne tolta “la patria potestà”. Solo la fortuna volle che il giorno successivo riuscii a convincere il giudice che le cose stavano diversamente da come gli erano state descritte, reintegrato poi nella potestà parentale, alle dieci di sera e con i carabinieri, riuscii a portarmi a casa la mia creatura. Non voglio tediarla oltre nel narrarle tutta la mia vicenda che ha presentato ancora in seguito ulteriori ingiustificati soprusi calpestando continuamente il “diritto alla vita” che mio figlio aveva ed ancora ha. Se vorrà la potrà capire meglio nel libro che allego a questa lettera e che spero vivamente lei vorrà leggere e dope potrà anche rendersi conto che non tutta la classe medica ci è stata ostile, fra gli altri è per me un onore citare un grande scienziato, allievo e pupillo di Albert Sabin, il professor Giulio Tarro di Napoli, che da anni si prodiga, con grande umanità e disponibilità, consigliandoci sempre indispensabili supporti terapeutici per mantenere la situazione immunologica di mio figlio Alberto appena nella norma, avendo mio figlio Alberto, come gli altri due deceduti, subito purtroppo dal vaccino antipolio un danno irreversibile proprio al suo apparato immunitario.
Sei anni fa, io ne sono convinto, in conseguenza alle atroci traversie che siamo stati costretti a vivere, mia moglie è deceduta per un tumore, così sono rimasto solo con un figlio nelle condizioni che dopo anche a questo ulteriore dramma della morte della madre glielo lascio immaginare e, dipendente ancora dopo anni di tentativi di svezzamento totale dal respiratore, gli è ancora indispensabile durante le ore notturne.
Vede caro signore, vorrei che lei potesse capire che enorme valore ha per me la vita di questo figlio, avendone visti morire due. Non si può fare assolutamente alcun paragone fra la sua vicenda e la mia, non voglio nemmeno lontanamente pensare che un padre come lei voglia il male per la propria figliola. Forse, dal suo punto di vista, ha totalmente ragione lei, ma la mia assoluta inaccettabilità del fato, che magari potrà anche essere definita da taluni anche egoistica, il troncare una vita sapendo coscientemente di farlo, seppur con la logica giustificazione di alleviare delle sofferenze, è un’azione che stravolge il mio modo di pensare, di essere e di esistere. Dovrei in qualche modo rinnegare tutti gli anni di lotta che sono stato costretto a compiere per salvare la vita al mio Alberto, e questo significherebbe per me il rinnegare totalmente me stesso. La mia mente ed il mio essere si ribellano fin dalle mie più profonde viscere, solo se mi potesse sfiorasse il pensiero di compiere questa azione che forse lei considera giustamente o ingiustamente, non spetta a me dirlo, ma sicuramente con profonda sofferenza, “normale” o “doverosa”.
Senza voler minimamente giudicare l’operato che lei compirà, spero che possa capire lo stato d’animo di un padre come me, che ha lottato e sta lottando ancora ostinatamente per far sopravvivere il suo “bambino” diventato ormai uomo, quest’anno ha compiuto 32 anni, e che cerca di far comprendere sia a lui che a tutti quelli che vivono nelle stesse sue condizioni che la vita è un dono prezioso che va gustata anche in situazioni di grandissime e insormontabili oggettive difficoltà, ma che nonostante tutto, vale sempre la pena che venga “vissuta appieno”. Il mio vuol essere solo e semplicemente uno sfogo di padre che cerca di confortare, a modo suo qualsiasi cosa potrà accadere, un altro padre nell’intento di farsi sentire vicino a lui in questo momento di immane dolore.
Giorgio Tremante, padre di Alberto

giovedì 22 gennaio 2009

Egregio Signor sindaco di Verona Flavio Tosi,mi sto sempre più accorgendo che i miei figli Marco e Andrea (deceduti) e Alberto reso handicappato a vita, sono stati e sono tutt'ora "VERI MARTIRI" di questa Verona "omertosa". A suo tempo, non sono stati volutamente e adeguatamente curati e sono stati lasciati morire nell'indifferenza più assoluta: solo Alberto è sopravvissuto a questa, ritengo, voluta "strage d'innocenti".Oggi, a distanza di anni, dopo la legittima e sacrosanta battaglia compiuta per salvare non solo mio figlio Alberto, che ho strappato dalle mani di una pseudo-scienza che lo voleva eliminare, ma anche altre innumerevoli vite umane da una strage di Stato perpetrata continuamente con mezzi preminentemente coercitivi, cosa accade? Marco, Andrea, e Alberto vengono "nuovamente uccisi" da questa crudele e scettica città che vuole cancellare anche il loro eventuale futuro "ricordo".Lei, come primo cittadino di questa città, non può restare a guardare il gioco pilatesco di chi vorrebbe negare questo minimo ma doveroso atto di riconoscimento dovuto ai miei figlioli. Questa è da sempre, purtroppo per me e per i miei figli, la realtà della società veronese, basata solo su assurdi e disumani compromessi quando non su taciti e collusi silenzi. Con cui ho dovuto continuamente scontrarmi.

Certo è doveroso ricordare il crimine compiuto da una "ciurma d'irresponsabili" su quel povero ragazzo a Porta Leona, dove la targa che ne ricorda il gesto è stata già posta, ma non sarebbe altrettanto doveroso da parte di una cittadinanza onesta, guidata dal suo Primo Cittadino, ricordare anche il triplice "crimine di Stato" compiuto nei confronti delle mie creature?
Certo può essere più difficile. Capisco anche che, molte altre inusuali battaglie sono inserite nella sua agenda di lavoro, per rendere più “pulita” la città, come ben sappiamo dai mezzi di informazione. Ma non sarebbe doveroso anche proteggere questa nostra città da quell'omertosa e crudele "loggia" in cui io mi sono imbattuto e che continua indisturbata nel suo intento criminoso senza nemmeno curarsi di ciò che sta compiendo, forse producendo altre "vittime innocenti" tra i figli di cittadini purtroppo distratti o disinteressati fino al compimento della tragedia?
Uno dei suoi principali doveri come sindaco è anche quello di tutelare la salute dei suoi cittadini, ma con quale coscienza potrà dire di aver compiuto questo suo preciso dovere se, come sta ancora avvenendo, nonostante sia stata tolta l'obbligatorietà della pratica vaccinale nella nostra regione, si lasciano i novelli genitori allo sbaraglio, privi della ben che minima adeguata informazione sui pericoli e sugli eventuali "irreversibili danni" che la prassi vaccinale può sicuramente provocare usata così senza nessuna cautela o prevenzione.Ho saputo anche che, riguardo l'intitolazione della via o piazza di Verona ai miei figli, il Comune ha chiesto il parere alla Prefettura che, a sua volta, ha chiesto parere al ministero della Salute, inviando richiesta scritta al sottosegretario Francesca Martini. Ma, dico, mi si vuole proprio prendere in giro? In questa città non esiste più né il rispetto per chi ancora soffre né il rispetto per quelli che sono morti?Caro signor Sindaco, non le ho scritto solo per uno sfogo di padre che, a causa delle vaccinazioni, ha purtroppo visto morire due sue creature ed un terzo lottare da anni per sopravvivere a tutta questa disumana indifferenza.
Voglio fare appello alla sua interiorità, poiché se le cose in questo ambito non cambieranno, molte altre targhe intitolate alle "vittime vaccinali" dovranno in futuro essere inaugurate e queste eventuali ulteriori tragedie potrebbero, da Questa crudele e scettica città, essere addebitate anche alla sua "coscienza".Con stima e rispetto.
Giorgio & Alberto Tremante